venerdì 15 aprile 2011

L'ultimo contadino di Firenze..

Questa non è una storia qualunque. Questa è la storia di Vasco Corti, l'ultimo contadino di Firenze che dopo anni di raccolti e semine è stato sfrattato dalla sua antica cascina. Lo spicchio verde al numero 192 di via delle Panche ha così ceduto alla cupidigia dei cultori del "ferro e del cemento".

Riporto l'articolo comparso su Il Nuovo Corriere di Firenze del 13 aprile 2011

Autore: Stefania Ressa, me medesima.

Al numero 192 di via delle Panche si è chiuso il capitolo finale di una lunga e tormentata vicenda. L'ultimo contadino di Firenze, Vasco Corti classe 1928, è stato sfrattato. Ieri mattina alle 8,30 - come paventato non solo dagli "affezionati" abitanti del quartiere, ma anche dall' avvocato che sta seguendo il caso, Maurizio Folli - l'ufficiale giudiziario accompagnato dalla forza pubblica ha imposto lo sfratto esecutivo dello spazio. L'operazione è proceduta senza troppi intoppi; Vasco peraltro non era presente all' "indesiderato" appuntamento. Attualmente infatti è ricoverato in ospedale, costretto perciò ad assistere al suo destino da lontano: malato e senza un posto dove andare una volta guarito. A firmare gli atti ci hanno pensato Maria Corti, cugina di Vasco e il marito, Saverio Montecchi, entrambi evidentemente "commossi e dispiaciuti" per come si sia risolta la vicenda. "Ora che abbiamo messo la parola fine a questa storia - dicono - non ne vogliamo sapere più nulla, nè tantomeno usciremo soldi per sgomberare l'area". Il tempo dei raccolti e delle sveglie all'alba si è così concluso; ad attendere Vasco non sarà più l'antica cascina in pietra che dal 1997 aveva preso in affitto (attualmente è di proprietà della Edilville) bensì un enorme campo abbandonato. Un campo che non ha più niente a che vedere con l'oasi verde che si celeva al di là dell'enorme cancello marrone in ferro, intagliato in un vecchio muro di cinta e da ieri allucchettato. Le coltivazioni del più famoso contadino fiorentino degli ultimi tempi hanno fatto il loro corso in uno spicchio di terra che ha visto Vasco e suo fratello Dino succedersi nel duro lavoro della semina e della raccolta. Resta poco o nulla di quel passato che Vasco ha condiviso, come lui stesso svelò tempo fa al Nuovo Corriere, con una comunità intera. Eppure tra quel disordine esasperante che attualmente regna tra le mura della casa, Vasco riusciva ancora a ritagliare del tempo per dedicarsi al suo amato lavoro. Ora, quello che rimane da capire è la finalità a cui lo storico stabile sarà destinato. Voci indiscrete parlano di abbattimento del muro per allargare la strada. Ai posteri l'ardua sentenza.

giovedì 17 marzo 2011

150 anni..e son tantini


Viva l'Italia! Viva l'Italia?
Saluto questo giorno con rammarico. Saluto un'Italia che non sento mia. Non sento mio il cinismo, la volgarità, la furbizia che hanno piegato e diviso questo Paese. Non sento mia la forza e la prepotenza con cui si cerca di tappare la bocca ai coraggiosi e ai virtuosi. Non sento mia la rassegnazione che ha costretto il popolo alla logica di un potere malato e corrotto. Non sento mia l'ostinata volonà di distruggere i sogni e le speranze dei giovani, costretti ad emigrare pur di abbracciare l'idea di una rivalsa. Aborro la mediocrità, il bordello che è diventata l'Italia, aborro le divette della vita facile. E penso alla storia che ha reso grande questa Nazione, una storia costretta suo malgrado a restare confinata nella mente di chi l'ha vissuta. Penso a quanto sia difficile stare a guardare un'Italia allo sbaraglio, un'Italia dalla piccolezza imbarazzante. Eppure spero, un giorno, di svegliarmi e  di vedere attorno a me occhi nuovi, obiettivi nuovi. Ma soprattutto una storia nuova. Una storia che anzichè spingerti a fuggire da una realtà sempre più asfissiante, ti spinga a restare per vedere com'è o come potrebbe essere. Una storia che non contempli la precarietà morale.

domenica 13 febbraio 2011

"Se non ora, quando?"

E' stata una giornata intensa, emozionante, azzarderei unica. Probabilmente anche storica. Le donne di tutta Italia, che dico del mondo, si sono unite in un grido di battaglia, in un monito che mai come oggi fa riflettere sul bisogno di rivendicare una dignità che, soprattutto in questo periodo, sembra offuscata da immagini che poco o niente hanno a che fare (almeno per quanto mi riguarda) con la figura femminile. Ieri pomeriggio piazza della Repubblica a Firenze è diventata la piazza delle donne. Di tutte quelle donne pronte a urlare il "no" alla logica del bunga bunga o allo scandalo Ruby. Pronte a stigmatizzare la realtà di un Paese che rischia il collasso. Pronte a rinunciare alla precarietà, alla disparità, all'immagine di corpi in vendita "senza scontrino e senza sconti". Svilite ed esasperate dai festini ad Arcore, intolleranti all'idea rivoltante di un presidente del Consiglio portavoce di scandali e bieche vanità. Da Firenze, a Bologna, a Trieste fino a Bari e Taranto il gentil sesso ha fatto sentire la propria voce. Il centro storico fiorentino, per riportare un esempio particolare e a me vicino, ieri pomeriggio si è tinto di rosa, ed anche di bianco (il colore che unisce i colori). Oltre le signore, c'erano tantissimi uomini, famiglie, anziani, bambini, bambine e precari tutti uniti sotto un unico slogan: "Se non ora quando?". 

Non uno stemma, non un ramo di mimose sono stati sventolati. Sì, perchè la lotta che moltissime donne si sono ritrovate a combattere oggi o che magari combattono da tempi immemori non ha nulla a che fare con la politica, specialmente quella attuale. Gli scandali che hanno prepotentemente preso piede sui giornali o nelle televisioni non sono altro che la punta di un iceberg che va abbattuto. Tanto che il baratro - come ha ben affermato tempo fa in un editoriale Concita De Gregorio (direttrice de L'Unità per chi non lo sapesse) è piuttosto culturale, non politico.

Le parole della leader della Cgil, Susanna Camusso, hanno avuto una profonda eco un pò ovunque e hanno accarezzato una giornata che difficilmente sarà dimenticata e che forse rappresenta l'inizio di una rivoluzione: "Vorrei abbracciare simbolicamente tutte le donne giovani e non che lottano contro la precarietà, e vogliono lavorare e non vogliono sentire su di loro quello sguardo che svilisce e offende. Vorrei - ha detto dal palco di Roma a piazza del Popolo la Camusso - che la giustizia fosse uguale. Vorrei che quando si parla di minorenni si pensasse allo studio, al gioco, al futuro. Vorrei che chi ci definisce 'puritane' ricordasse i divieti che ci sono stati imposti, dalla fecondazione assistita alla pillola del giorno dopo. Vorrei che quando si dice sesso non si pensasse a un incarico politico. Vorrei un paese con una sola morale, perché quella doppia offende e nasconde la nostra dignità. Vorrei, ma so che è così, che libertà, democrazia, sesso, donne, futuro fossero di nuovo parole pulite. Nessuna di noi - ha concluso Camusso - deve abbassare lo sguardo perché i nostri sono occhi limpidi. Farlo si può perché il futuro è nostro". E i suoi "vorrei" sono un pò anche i nostri.

lunedì 31 gennaio 2011

Vintage..mon amour!

C'è mancato davvero poco che mi perdessi la Vintage selection 2011. E a dirla tutta, non me lo sarei perdonato. L'esclusiva kermesse è andata in scena dal 26 al 30 gennaio alla stazione Leopolda di Firenze (al costo di 5 euro), raccogliendo centinaia, ma che dico, migliaia di appassionati e fashion addected. Almeno 50 gli espositori che hanno colorato la città con i profumi, gli oggetti e le curiosità per uno stile che sta torrnando sempre più alla ribalta. Ma facciamo un piccolo passo indietro: dicevo che c'è mancato davvero poco che mi perdessi la manifestazione più cool dell'anno (dopo Pitti s'intende). Perchè? Dato il periodo e le influenze baldracche che stanno vagando per il globo potrei anche evitare di specificare il motivo. Senza portarla troppo alla lunghe, un banale raffreddore che da qualche giorno devasta il mio povero naso è stato il nemico numero uno dei miei anticorpi. Ma, sapete, chi la dura la vince. Sicchè alle 17,30 di ieri ho varcato la soglia della stazione Leopolda. Un casino assurdo! 


Gente a destra, a sinistra, nel mezzo ed io (affiancata da sister P.) ho cercato, fazzoletto alla mano per evitare di "smocciolare" di qua e di là, di sopravvivere a quella fiumana di gente che sembrava, di lì a poco, travolgermi. Tralasciando per un attimo le iniziali difficoltà della traversata della sala, ecco profilarsi davanti ai nostri occhi il paradiso delle sorprese. Foulards d'autore, abbigliamento militare, occhiali anni '80 (ai quali non ho saputo resistere), vinili, accessori, borse e stampe (a quelle ha rivolto particolare attenzione sister P. acquistando una tavoletta in legno con l'immagine della pubblicità del Cinzano, ed una locandina di Sabrina, storico film di Audrey Hepburn). Due le importanti novità di quest'anno: una segmentazione tra le collezioni lusso e quelle informali e la vendita dei capi d'abbigliamento a peso con la collaborazione di A.N.G.E.L.O. L'atmosfera, rigorosamente d'altri tempi, ha rinvigorito l'entusiasmo di un pubblico curioso e attento ai dettagli. Il tutto accompagnato dalle note accuratamente scelte da R.D.F. 102.7, radio partner della manifestazione. Tornando verso casa, non ho potuto fare a meno di pensare che se Firenze utilizzasse meglio le sue potenzialità, le sue ricchezze, sarebbe davvero tra le città maggiormente riconosciute al mondo, piazzandosi addirittura in vetta..Se solo sfruttasse il suo reale potere e rinforzasse i rapporti con l'ALTRO (dove per altro intendo le aziende estere, mi pare scontato) focalizzandosi sul manufatturiero che è il fiore all'occhiello della città, farebbe passi da gigante. Quante banalità, vero? Eppure ho sempre la, spiacevole, sensazione che malgrado pulluli di arte e cultura, sia lasciata allo sbando, dormiente tra i dormienti. Soltanto un augurio dunque..ad maiora!