Non uno stemma, non un ramo di mimose sono stati sventolati. Sì, perchè la lotta che moltissime donne si sono ritrovate a combattere oggi o che magari combattono da tempi immemori non ha nulla a che fare con la politica, specialmente quella attuale. Gli scandali che hanno prepotentemente preso piede sui giornali o nelle televisioni non sono altro che la punta di un iceberg che va abbattuto. Tanto che il baratro - come ha ben affermato tempo fa in un editoriale Concita De Gregorio (direttrice de L'Unità per chi non lo sapesse) è piuttosto culturale, non politico.
Le parole della leader della Cgil, Susanna Camusso, hanno avuto una profonda eco un pò ovunque e hanno accarezzato una giornata che difficilmente sarà dimenticata e che forse rappresenta l'inizio di una rivoluzione: "Vorrei abbracciare simbolicamente tutte le donne giovani e non che lottano contro la precarietà, e vogliono lavorare e non vogliono sentire su di loro quello sguardo che svilisce e offende. Vorrei - ha detto dal palco di Roma a piazza del Popolo la Camusso - che la giustizia fosse uguale. Vorrei che quando si parla di minorenni si pensasse allo studio, al gioco, al futuro. Vorrei che chi ci definisce 'puritane' ricordasse i divieti che ci sono stati imposti, dalla fecondazione assistita alla pillola del giorno dopo. Vorrei che quando si dice sesso non si pensasse a un incarico politico. Vorrei un paese con una sola morale, perché quella doppia offende e nasconde la nostra dignità. Vorrei, ma so che è così, che libertà, democrazia, sesso, donne, futuro fossero di nuovo parole pulite. Nessuna di noi - ha concluso Camusso - deve abbassare lo sguardo perché i nostri sono occhi limpidi. Farlo si può perché il futuro è nostro". E i suoi "vorrei" sono un pò anche i nostri.